Erano anni strani i miei. Ma non mi lamento, per altri è andata peggio.

Noi lo chiamavamo Federica, aveva qualche anno più di noi e per l’orto aveva le mani d'oro: gli davi una fava e ne veniva fuori un raccolto. Tutti lo sapevano e su questo nessuno aveva niente da dirgli dietro.

Andava a uomini ed è la ragione per la quale lo chiamavano Federica. Quando non era nel suo orto vicino alla fontana di Rosello, se ne stava a osservare il passo della gente fra via Lamarmora e via Rosello. 

Ogni tanto lo vedevi sculettare mentre trasportava le cassette di verdura al mercato. La battuta storta verso di lui non mancava mai. Ma a lui neanche la risposta si può dire mancava: 

«Ma da dove cazzo ne sei venuto fuori Federì» gli diceva uno che vendeva monzette e lumache proprio al’angolo con via Lamarmora.

«Dallo stesso buco da dove ne sei uscito tu», gli rispondeva.

Il teatrino si ripeteva ogni giorno puntuale e regolare alle sette del mattino. La gente che flanellava dalle parti del bar che apriva proprio all’angolo opposto a quello della farmacia, usciva per godersi il contrasto. Di televisione neanche l’ombra in quel periodo, con loro due ce n'era d'avanzo.

Ogni tanto si faceva le sue storie con qualche militare di leva a corto di spiccioli. Erano amori così, da una botta e via. Però Federica li sospirava, quei momenti. A lui piacevano quei corpi ancora giovani e pieni di vita, fasciati di sogni e desideri.

Ma tutto si chiudeva con malinconia per Federica: loro andavano via come finiva la leva e a lui restava solo il teatrino della mattina con quello delle lumache, che intanto si era messo a vendere anche semenze:

«Ti stai allargando Pietrì!» gli gridava Federica, mentre passava come ogni mattina per portare le sue verdure al mercato.

«Come il tuo culo», gli rispondeva.

«E quindi siamo in due ad averlo generoso» era la chiusura di Federica a quel teatrino.

I maschi del bar che a sigaretta di punta se la osservavano, ridevano e ghignavano. Antonio lu dozzi accompagnava la sua risata con il verso del porco perché era bravo a farlo.

Poi è arrivata l'alluvione di Firenze e un giorno Federica, mentre all’angolo di via Lamarmora incrociava Pietrino, gliel’aveva detto:

«Vado Firenze a dare una mano. L’acqua ha ingolfato tutto»

«E tu cosa cazzo c’entri?»

«Può anche darsi che mi trovo l’uomo della mia vita», gli ha risposto.

Pietrino manco a balla che si era azzardato a rispondere. Federica stava sognando in rosa e sarebbe stato da maleducati mettersi a ironizzargliela.

Federica da quel viaggio non è tornato più nei nostri vicoli. Forse ha davvero trovato l’amore. Un bacio, anche se è su un palco di un teatro per marionette, fa sempre bene. A tutti.